A Radio Sportiva il giornalista de La Gazzetta dello Sport Alessandro De Calò ha parlato della ripresa degli allenamenti e non solo.
“Com’è che uno può andare a correre in un parco ma non in un campo da calcio? La riapertura dei centri sportivi è un atto dovuto: ci sono delle spinte forti perché è giusto che anche il calcio si rimetta in moto, ma rispettando i criteri di sicurezza. Non sappiamo però fino in fondo quali sono e quanto potranno essere messi in pratica perché il calcio sappiamo cos’è e come si gioca. Sappiamo che il governo italiano non è quello tedesco o quello francese, perché ha una consistenza differente e questo si vede: certo c’è una spinta delle regioni, con certi equilibri politici, in più c’è la Sardegna dove i contagi sono bassi, però dall’altra parte in Italia ci sono 100mila persone positive che sono come una città. Con queste incompatibilità bisognerà continuare a fare i conti, pensando anche alla prossima stagione: giusto salvare il salvabile quest’anno, ma pensiamo anche al futuro. Forse bisognerà ricostruire in modo diverso anche il gioco del calcio: il calcio ha avuto delle interruzioni, per esempio dovute alle guerre, e non è mai ripreso uguale a prima. Queste cose vanno utilizzate per capire da quale parte andare nel futuro. I quattro campionati rimasti in ballo sono i quattro più ricchi e per questo sono in sospeso. La Germania doveva già essere ripartita, poi tutto è stato rinviato e se dovesse decidere di sospendere a tempo indeterminato il ritorno, questo condizionerebbe tutti gli altri, così come se dovesse ordinare la ripartenza. Da nessuna parte c’è un percorso limpido che rispetta tutte le date e le scadenze e credo sia impossibile farlo”
