Durante il microfono aperto di Sportiva, Stefano Cecchi ha risposto alle domande in diretta degli ascoltatori. Ecco le sue considerazioni:
Sulla Spal: “Non mi pare che Semplici fosse il problema della Spal. Gli esterni dell’anno scorso non ci sono, la campagna acquisti è stata residuale. Non ha senso prendersela con il tecnico”.
Sulla Juve: “Forse abbiamo sopravvalutato la campagna acquisti estiva della Juve. In mezzo al campo non c’è un reparto stellare: l’Inter con Eriksen non è da meno. Con Chiellini e Khedira arruolabili non so quanti dei nuovi giocherebbero. Mi pare che il tridente Higuain, Dybala, CR7 sia un po’ troppo squilibrato. La debolezza di Sarri quest’anno è il ruotare troppo. Per me le grandi squadre hanno 10 titolari con poche rotazioni: i bianconeri stanno variando troppo. CR7 è una clamorosa opportunità per la Juve, altro che problema. Mi chiedo se con lui la squadra può essere sarriana: me lo ricordo nel Real delle 3 CL, il bel gioco non c’era. Ronaldo non si può imprigionare in uno schema”.
Sulla tecnologia: “Il VAR? C’è, allora va usato. Non esiste il rischio che si perda potere da parte dei fischietti. La tecnologia deve aiutare”.
Sulla lotta scudetto: “In questo momento l’Inter ha più fame e con le correzioni di gennaio non è la più forte ma si è avvicinata molto ai bianconeri. Per me i nerazzurri potrebbero vincere lo scudetto. Eriksen? Nel centrocampo a tre per caratteristiche Sensi sembra il più gettonato a lasciargli il posto”.
Sulle fasce della Juve: “Per affrontare l’Europa ad alto livello sulle fasce manca qualcosa. A me piaceva Cancelo, De Sciglio e Danilo non mi convincono. Non vorrei che nel derby Marotta-Paratici alla fine possa essere il primo a prevalere”.
Sul Toro: “Se il Torino non si riprende in tempo non è un buon momento. Mazzarri ha preso le colpe, ma aveva raccolto il massimo dalla squadra lo scorso anno. Ci sono delle falle, Longo dovrà fare un grande lavoro”.
Sulla Fiorentina: “Cutrone? Non stravedo per lui, ma può essere funzionale. Il mercato è stato valutato con voti alti, ma è più per la prospettiva che per il presente”.
