Il Corriere della Sera: “Hamilton alla Ferrari nel 2025, si può”

Una clamorosa indiscrezione collega Lewis Hamilton alla Ferrari. Una vita a rincorrersi senza incontrarsi mai. Se non da avversari. Corrispondenze, ammiccamenti, dubbi e retromarce: un rapporto tormentato e irrisolto. La scintilla non è mai scoccata, eppure resta accesa. Viva. E forse sta crescendo in questi giorni accanto allo stallo nelle trattative di rinnovo fra Carlos Sainz e la Scuderia. Si racconta di un interesse marcato e impellente del sette volte campione del mondo a vestire in rosso. Che il desiderio, reciproco, possa trasformarsi in legame nel 2025 è uno scenario difficile — per il contratto biennale di Sir Lewis con la Mercedes — ma non irrealizzabile. Anzi. La voce che rimbalza dall’Inghilterra, arrivata attraverso vie traverse fin qui, va ascoltata per una serie di motivi. Indica anche il modo in cui l’ipotesi può diventare realtà.

La prima considerazione riguarda il doppio trattamento dei piloti Ferrari: risolta la faccenda del prolungamento di Leclerc, quello di Sainz (in scadenza alla fine di questa stagione) invece non è stato finalizzato a meno di quindici giorni dalla presentazione della monoposto (13 febbraio), la SF-24, la prima interamente progettata sotto la guida di Fred Vasseur. Perché? Fino a dicembre sembrava una formalità, poi le cose si sono complicate e senza una ragione apparente. Lo spagnolo si è dimostrato affidabile e veloce, è stato l’unico a interrompere il ciclo Red Bull nel 2023 vincendo il Gp di Singapore, e con Leclerc ha lavorato in armonia nonostante l’accesa competizione. Dunque, emerge la volontà di ingaggiare un nuovo pilota, e il cerchio si restringe.

La McLaren ha blindato Lando Norris — piace a tanti top team, fra i quali la Red Bull —, altri nomi come quelli di Alex Albon, della Williams, o di Pierre Gasly (Alpine), circolati spesso nei mesi scorsi, non sono stati seriamente presi in considerazione. Perché Sainz, con la sua esperienza e la sua sensibilità nella messa a punto, offre maggiori garanzie. E allora qui entra in ballo Hamilton e il grande sogno del presidente John Elkann di averlo. Inseguito a più riprese in stagioni diverse — frequenti le sue visite in fabbrica per ordinare Rosse stradali —, le precedenti trattative non lo hanno persuaso a lasciare la Mercedes. Stavolta la storia potrebbe essere diversa proprio per la tentazione del pilota più vincente di sempre in F1 (103 successi, ma l’ultimo è datato dicembre 2021, a Gedda) di chiudere la carriera in Ferrari, provando a conquistare l’ottavo titolo per aggiungere altra leggenda. Trentanove anni compiuti il 7 gennaio, traslocherebbe dopo aver superato gli «anta». Ma la carta d’identità non è un problema, basta guardare a che livello si esprime Alonso a 42 anni con l’Aston Martin.

Hamilton non soltanto porterebbe qualità, conoscenza e prestigio. Con carisma e status di superstar riconosciuto ben oltre il mondo dei motori, aggiungerebbe altro valore a un marchio che già macina record commerciali. Darebbe un contributo al rilancio del progetto moda del Cavallino, essendo un frequentatore delle passerelle e del jet set. Ma un binomio del genere sarebbe un regalo non soltanto per i ferraristi ma per l’intera Formula 1. Le richieste economiche sono superabili — oggi Lewis guadagna sui 40 milioni l’anno —, l’ostacolo caso mai è quell’accordo firmato con la Mercedes fino al 2025. Ma di fronte a un’attrazione irresistibile, o a clausole di uscita, i contratti possono essere superati. La squadra di Toto Wolff continuerebbe a puntare su George Russell — osservando in parallelo la crescita di Andrea Kimi Antonelli, il diciassettenne bolognese di cui si parla benissimo, all’esordio in F2 — ma dovrebbe cercare un sostituto di Lewis nel breve periodo. Per Sainz, indirizzato verso l’Audi, dunque potrebbe aprirsi una porta a sorpresa.

Altra questione riguarda l’accoglienza di Charles al nuovo compagno che Vasseur ha già avuto nelle serie giovanili (Gp2). Fra il monegasco e Lewis c’è intesa, sono due «estrosi» (amano arte, musica e sport estremi) e attraversano due fasi profondamente diverse delle rispettive carriere. Finire dietro a un sette volte iridato sarebbe naturale per il principino, stargli davanti sarebbe un grande risultato. Dal confronto avrebbe più da guadagnarci che da perderci. In un’operazione che a questo punto potrebbe andare in porto.

(da CORRIERE.IT, Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi)

Fonte: corriere.it

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