Ore di tensione e ansia a Jeddah, dove questo fine settimana si correrà la seconda tappa del mondiale di Formula 1. Pochi minuti prima dell’inizio della prima sessione di libere si è alzata una colonna di fumo a 20 chilometri dalla pista, segnale che qualcosa all’esterno del tracciato non stava andando nel verso giusto. Come segnalato da alcuni giornalisti presenti in Arabia, si sarebbe trattato di un nuovo attacco del gruppo Houthi dello Yemen a uno stabilimento petrolifero della Aramco. Si tratta dell’ennesimo attacco missilistico contro le strutture della compagnia nazionale saudita di idrocarburi che il 20 marzo era stata attaccata, dagli stessi miliziani, ipotizzando addirittura la possibilità di non far correre la F1 in Arabia. “Siamo in una zona in cui siamo al sicuro e siamo protetti. Abbiamo parlato con il ministero dello sport. Io ho deciso per me e per la mia famiglia di rimanere qui per fare le gare”. Lo ha detto il team principal della Mercedes Toto Wolff ai microfoni di Sky Sport. “I piloti possono prendere una decisione da soli, è così, siamo in una democrazia”. Stefano Domenicali, ceo e presidente della Formula 1: “Ho informato i piloti e i team della situazione, sulla base delle informazioni avute. Siamo qui, siamo al sicuro. Abbiamo ricevuto rassicurazioni, hanno tutti i sistemi per proteggere l’area. Crediamo nelle autorità locali, andiamo avanti con l’evento”.

Formula Uno, missili su Jeddah. Domenicali e Wolff: “Rimaniamo qui”
Fonte: sportmediaset.it