Per mesi non è stata che una voce. Ora, quei sussurri prendono il corpo di una inchiesta giudiziaria. Che mette nel mirino un calciatore già nell’orbita della Nazionale: Nicolò Fagioli, 22 anni, centrocampista di talento della Juventus. La procura della Repubblica di Torino ha, da qualche mese, un fascicolo di indagine aperto con il suo nome associato a una fattispecie pesantissima, per un tesserato: l’utilizzo di siti di scommesse illegali.
L’indagine della pm Manuela Pedrotta è stata aperta alcuni mesi fa e ruotava attorno a un giro di puntate illecite: così è emerso il nome del calciatore. Che non ha un profilo di primo piano nell’indagine torinese: non è uno degli organizzatori, solo un giocatore, e per questo da un punto di vista penale può cavarsela patteggiando o pagando una ammenda.
Per la sua carriera, rischia di essere molto più seria è la vicenda dal punto di vista sportivo. Dove la procura federale sta indagando per la violazione del divieto di scommesse. A differenza del calcioscommesse del 2011non si parla di partite truccate. È una storia diversa. Ma comunque delicatissima.
Per il terzo anno consecutivo, il calcio italiano passerà l’autunno alle prese con una questione giudiziaria, seppure sportiva. Per il terzo anno consecutivo, l’occhio della procura federale è acceso sul campionato di Serie A e i suoi protagonisti. Meglio precisare, però: l’indagine su Fagioli è aperta, non è ancora stata chiusa. E, soprattutto, non c’è alcun deferimento, ossia l’equivalente sportivo del rinvio a giudizio. La vicenda è ancora apertissima, si potrebbe chiudere con una archiviazione oppure con un procedimento, se il procuratore Giuseppe Chinè ravvisasse elementi per andare avanti.
Il ragazzo è informato e consapevole di quanto avviene negli uffici di via Campania. Anche così, probabilmente, si giustifica quel misterioso post pubblicato sui social network dopo la vittoria della Juventus col Torino. Rappresentava un sentiero che, su un campo sterrato e arido, punta verso un orizzonte sereno, con le montagne irradiate a fare da sfondo. A indicare la stradina, una freccia accompagnata da una scritta dominante: resilience, resilienza. Ossia la capacità di una persona di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Possibile che la difficoltà a cui si riferisce Fagioli sia proprio l’indagine della Federcalcio.
Anche perché rischia di avere conseguenze devastanti. A inquadrare la violazione del divieto di scommesse legate al calcio (per la precisione, su “incontri organizzati da Figc, Fifa e Uefa”) è l’articolo 24 del Codice di giustizia sportiva. Che prevede, per calciatori o dirigenti che lo infrangessero, una squalifica non inferiore ai 3 anni (oltre a 25 mila euro di ammenda). Una sanzione tale rischia di diventare una saracinesca sulla carriera ad alto livello, per un calciatore professionista. Sapere di una indagine sul proprio conto con queste prospettive non può che diventare un generatore automatico di inquietudine. Dell’indagine è ovviamente informata anche la Juventus.
A luglio, il decaduto re del gossip Fabrizio Corona aveva pubblicato una accusa gravissima nei confronti di Fagioli: “Ha una dipendenza dal gioco d’azzardo/ludopatia”, aveva scritto, attirando ovviamente critiche acerrime per quel graffio gratuito a un ragazzo giovane e lanciato. Accusa accompagnata anche da inverosimili stime sulle cifre perse al gioco dal ragazzo, senza lo straccio di un elemento a supporto. Non è noto se l’indagine della Figc sia partita da quel post, ma viene da escluderlo. Fagioli può ovviamente sperare in un esito favorevole delle indagini. Ma la partita è davvero da dentro o fuori.