Contro una buona Roma gli uomini di Inzaghi hanno steccato un po’ in tutti i reparti, giocando sottoritmo, facendosi sorprendere dalle mosse di Ranieri (3-5-2 con Soulé quinto a destra) e mostrando crepe pericolose in entrambe le fasi. Col fiato corto, senza gamba e idee in mediana e spinta sugli esterni, a San Siro l’Inter ha controllato il possesso a tratti, ma è andata al trotto per quasi tutta la partita cercando di rimettere in carreggiata la gara soltanto nel finale. Senza aggressività sulle seconde palle, strappi e cambi di passo in conduzione, lucidità e qualità nelle giocate però il forcing nerazzurro è apparso troppo disordinato e non è riuscito a migliorare la fluidità della manovra e a sfondare l’attento bunker studiato da Ranieri.
Tema che conferma le difficoltà incontrate dai nerazzurri nell’ultimo periodo e che in chiave Champions lascia diversi interrogativi sia sul rendimento di alcuni singoli, sia sulle alternative tattiche di Inzaghi. Partendo dalla difesa, l’impressione è che senza Bastoni in casa Inter sia tutto più complicato. Adattato, Carlos Augusto si applica nel ruolo di braccetto, ma il risultato non è sempre all’altezza. Soprattutto quando non è supportato con i tempi giusti dal quinto e dalla mezzala. E qui, veniamo al centrocampo. Un po’ sulle gambe, Barella e Calhanoglu contro la Roma non sono riusciti a recuperare palla rapidamente e a dare ordine, geometrie e idee in costruzione. Stesso discorso per Frattesi, chiamato a sostituire Mkhitaryan e decisamente sottotono nella gestione del ruolo e nelle ripartenze contro uno straripante Kone.