A Ostenda, in queste ore, si stanno svolgendo i campionati europei di corsa sui pattini. “Io c’ero e li ho vinti”. Luana Pilia è ospite di Giffoni Sport. È stata un’atleta di pista e strada. “Sono sempre stata la mezzofondista”, dice pescando tra le specialità e scegliendo quella del cuore. Ma pescarne solo una sarebbe sminuirne il valore assoluto, perché la sua carriera è stata una vetrina di trofei: prima medaglia d’oro tricolore a Santa Maria Nuova (Ancona) il 6 luglio 1986; la prima continentale, nel 1988, a Gujan Mestras (Francia), nei 500 metri su strada. Nel 1989 arriva la svolta, diventa mostro sacro dei pattini: 3 medaglie d’oro ai campionati del mondo di Hastings (Nuova Zelanda), nei 500 in linea, 1.500 in linea e 5.000 metri all’americana.
“Il mio tempo migliore proprio su pista in Nuova Zelanda. Lì ho corso anche a 30 Kmh”. Poi 6 medaglie d’oro ai campionati europei a Madalena Pico Azores (Portogallo), 3 su pista (300 a cronometro, 1.000 in linea e 5.000 all’americana) e 3 su strada (300 a cronometro, 500 sprint e 5.000 in linea); 1 medaglia d’oro ai World Games di Karlsruhe (Germania). Altra pioggia di medaglie d’oro nel 1990: 2 ai campionati del mondo su strada a Bello (Colombia), nei 500 in linea e nei 5.000 all’americana; e 7 ai campionati europei ad Inzell (Germania): 4 su pista (500 sprint, 1.000 in linea, 3.000 in linea e 5.000 ad eliminazione; e 3 su strada: 1.000 in linea, 5.000 in linea e 5.000 all’americana). L’ultima medaglia iridata nel 1991, a Ostenda, in Belgio, nei 3.000 in linea.
Qual è la Nazionale più forte? Lo dice senza paura: “Quando c’ero io, la Nazionale era al primo posto, nonostante gli assalti di Francia e Colombia. La Francia è stata sempre più forte in Europa ma ai miei tempi vincevamo otto gare su otto… Adesso siamo secondi nel medagliere”. La emoziona pensare di essere diventata Ambassador di Sport e Salute. La racconta con poche parole: “Arriva la telefonata… Ciao, sono Manuela Di Centa”.
Ha smesso di essere agonista, ma non smette di essere atleta: “Ho smesso solo di vivere le pista, la gara, la competizione. Grazie, però, a Sport e Salute, vivo tutto indirettamente, perché torno indietro, lo vivo nel racconto. Quando sono a casa, lo vivo allo stesso modo: curo l’alimentazione e mi ritaglio dieci minuti sui pattini. Continuo a pattinare sempre. Resto sempre la stessa: vivo Luana, senza il mezzo”.
I ragazzi sono sognatori ma sanno anche essere concreti. Chiedono quanto costi pattinare. Pilia risponde: “Dipende dall’obiettivo. È economico, se vuoi fare la passeggiata. Se invece scegli l’agonismo, è un bel po’ costoso, perché c’è finanche il guanto che viene indossato come calzare del piede e che riproduce il calco”.
Tutto è cominciato passo dopo passo anche per la campionessa. “La mia prima volta? In un capannone di una miniera di carbone. Arrivo una famiglia di pattinatori e con i miei genitori affrontavamo i viaggi dall’isola al resto dell’Italia. In quelle trasferte cominciavamo a rafforzarci nelle piste, anche quelle paraboliche, che a casa nostra non c’erano. Mi inorgoglisce sapere che un pattinatore della mia regione, che si è allenato nella pista che abbiamo costruito, stia raggiungendo oggi risultati importanti. Stare sulle ruote non è semplice. Ho cominciato con le otto ruote, poi la piastra. La scarpetta oggi è diversa, come sono diverse anche le strade. Adesso la scarpetta è molto più performante e malleabile. La nostra unica certezza? Il caschetto. Nessuna altra protezione, la indossa solo chi fa freestyle. Sono sempre entrata in gara con le mie sicurezze e ancora oggi pattino per divertirmi. Questo è stato il mio segreto: l’ho fatto sempre per mettermi in gioco, perché non si può sapere dove riusciamo ad arrivare. Lo sport è una palestra di vita e tutti siamo capaci”.