Rúben Amorim è il nuovo allenatore del Manchester United. Adesso è anche ufficiale, dopo che i Red Devils hanno annunciato che il 39enne portoghese raccoglierà l’eredità di Erik Ten Hag e “il lavoro più difficile del mondo”, per citare l’olandese esonerato lunedì, di riportare in alto questa grande nobile decaduta. Amorim inizierà l’11 novembre, dopo l’addio allo Sporting Lisbona, esordirà in Premier il 24 nel match in casa dell’Ipswich, con le aspettative che sia lui quello giusto e la sicurezza che la sua nomina è la scelta di campo che Ineos non può sbagliare.
Amorim, che con lo Sporting nel 2024-25 tra campionato portoghese e Champions ha vinto 11 partite su 12, pareggiando l’altra, sbarcherà a Manchester l’11 novembre per prendere contatto con quel club che dovrà cercare di rilanciare. Ineos gli darà tempo di ambientarsi, ma il 39enne che ha dato allo Sporting il suo primo titolo portoghese in 19 anni bruciando le tappe per diventare uno dei giovani allenatori più ammirati d’Europa sa bene che dovrà produrre risultati per dimostrare di essere la scelta giusta. Meglio se subito, raddrizzando la rotta di una nave alla deriva che dopo 9 partite di Premier ha messo insieme appena 11 punti, galleggia al 14° posto in classifica e non ha ancora vinto in Europa League. Amorim dovrà scontrarsi con quella stessa cultura tossica che ha contribuito ad affondare Ten Hag, comunque non immune da colpe, ma soprattutto dovrà mostrare che mentre Ineos è impegnata nel costruire le basi societarie su cui far tornare lo United nell’élite del calcio inglese non sbaglia quelle fondamentali sul campo, come ha fatto a maggio quando ha deciso di confermare Ten Hag (prolungandogli in contratto in scadenza la prossima estate per un altro anno) nonostante avesse vagliato un lungo elenco di candidati.
